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Tutti noi
fratelli ci tendiam le mani l’un l’altro
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attraverso
le correnti dell’oceano e attraverso
quelle del tempo: |
alcuni di
noi errano per il sonno di chi è
perfettamente sveglio. |
Alcuni di
noi errano dalla nascita alla morte o
dalla morte fino alla ri-nascita; |
tutti noi
sia che siamo alle prese con una lotta,
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prosciugati dal vigore, o che abbiamo
ottenuto una vittoria tendiamo le nostre
mani. |
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Da quando
l’arpa sacra di Elohim venne fatta
tacere, |
da quando
la notte plumbea ci separò dal reame
della luce, |
da quando
trovammo la prigione nel nostro essere:
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molte sono
le prove a cui siamo stati sottoposti, e
appassiamo indeboliti da queste, |
così che
possiamo a fatica sbocciar di nuovo. |
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Malati e
muti, ciechi e sordi, è stata la nostra
sorte di resistere |
a quel che
nessun uomo ha mai ancor sperimentato. |
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E la
sofferenza ci ha inghirlandato
d’un’alienata ghirlanda di spine, |
eppure
suoniamo pizzicando l’arpa e cantiamo ad
Elohim – |
Quando il
Suo canto si fece silenzioso, il nostro
risuonò nuovamente. |
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Nulla
accade nel mondo da adesso in avanti che
non abbiam fatto |
ed Egli
ascolta le nostri azioni e vede i nostri
canti. |
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(da “Lo
strano passeggero”, Praga, 1938-41- Un
diario in versi di Viktor Ullmann) |
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Traduzione a cura
di
Mattia Peli
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