CONFEDERAZIONE
DELL’ORATORIO DI SAN FILIPPO NERI
Comitato per il IV Centenario, 00186
Roma – Via di Parione, 33 -
www.oratoriosanfilippo.org
INVITO
In
occasione delle celebrazioni e dei festeggiamenti per il IV Centenario
della morte del Cardinal Cesare Baronio, che si svolgono a Roma durante
tutto l’anno 2007 fino al giugno del 2008, principalmente presso la
Chiesa di Santa Maria in Vallicella,
la
S. V. è invitata allo spettacolo teatrale:
“Cesare Baronio e l’Oratorio di San Filippo Neri del XVI secolo”:
drammaturgia e regia di Alberto Macchi,
che andrà in scena a Roma, in prima
assoluta, lunedì 4 giugno 2007, alle ore 21,30 presso la CASA
VALLICELLIANA, Via della Chiesa Nuova, 3
In occasione dei festeggiamenti per il IV
Centenario dalla morte del Card. Cesare Baronio, lo spettacolo teatrale
sopra indicato andrà in scena a Roma, in data 4 giugno 2007 alle ore
21,30 presso la Casa Vallicelliana, in Via della Chiesa Nuova n. 3,
ovvero proprio nei luoghi dove San Filippo Neri e il suo primo
successore vissero ed operarono. Ingresso libero, fino ad esaurimento
posti.
Il Procuratore Generale
P. Edoardo Aldo Cerrato
C. O. |
NOTA DELL’AUTORE E NOTA
DI REGIA
Quest’ultimo mio testo
teatrale dal titolo “Cesare Baronio e l’Oratorio Filippino del XVI
secolo”, mi è stato commissionato da Padre Edoardo Cerrato Procuratore
Generale della Confederazione degli Oratoriani, perché venga
rappresentato durante l’anno 2007, in seno ai festeggiamenti per la
Commemorazione del Quarto Centenario dalla morte del Venerabile
Cardinale Cesare Baronio.
Ambientato principalmente nella Casa e nella Chiesa degli Oratoriani di
Santa Maria in Vallicella a Roma, questo lavoro, è stato da me
espressamente arricchito di annotazioni registiche e di didascalie
drammaturgiche, per dare a chi, dopo di me dovesse metterlo in scena,
l’opportunità di ricreare un autentico Oratorio Filippino del XVI
secolo. Un’operazione analoga la feci tre anni fà quando, dietro
richiesta del Rettore Padre Casimiro Przydatek della Compagnia di Gesù,
scrissi “Stanislao Kostka e il Teatro Gesuitico del XVI secolo”,
ambientato, quella volta, nell’antico noviziato e nella Chiesa dei
Gesuiti di Sant’Andrea al Quirinale, sempre a Roma, andato poi in scena
anche in Vaticano.
In ogni caso, io
personalmente, questa mia proposta la considero un omaggio all’”Uomo
Baronio”, una figura straordinaria; una persona autentica, generosa,
pura d’animo, particolarmente sensibile alle vicende umane.
Quest’atto unico, come
ogni rappresentazione teatrale, è fiction, naturalmente, un teatro
gestuale e un teatro musicale, oltre che teatro di parola, con scene di
atmosfere e rievocazioni oniriche; una pièce scritta per essere
rappresentata ovunque, sia in spazi teatrali che in spazi non
convenzionali, come antichi palazzi, ville, chiese, musei, con le loro
scenografie architettoniche naturali.
La bibliografia e le
note incluse in questo dramma, come in tutte le mie precedenti opere
teatrali riguardanti biografie di personaggi storici, che ho scritto da
quaranta anni ad oggi, sono il risultato di una lunga e scrupolosa
ricerca negli archivi e nelle biblioteche d’Italia e d’Europa.
Il mio compito,
comunque, come ho sempre dichiarato in ogni mio scritto che abbia
riguardato appunto la vita di personaggi storici, non è quello del
critico, del teologo o del filosofo, dello storico o dello storico
dell’arte, ma semplicemente quello dell’uomo di teatro, incline a
frugare nelle più recondite pieghe dell’animo umano, minatore nelle cave
dei sentimenti, approdato per la tenace ricerca, dentro quella miniera
inesauribile che furono certamente, in questo caso, il cuore e la mente
di Cesare Baronio.
Questo spettacolo che va
in scena in occasione dei festeggiamenti per il IV Centenario della
morte del Card. Cesare Baronio, tenta di riprodurre la formula del
teatro in vigore in Italia e in Inghilterra nella seconda metà del XVI
secolo. Quindi ripropone l’”Oratorio”, un teatro religioso, fondato da
Filippo Neri insieme a Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 1564 allo
scopo di riunire attraverso esibizioni vocali e musicali, laici e preti,
ricchi e poveri, giovani e anziani (con Ancina, Dieni, Riccio, Bozio,
Talpa e Antonio Gallonio), ma anche un po’ il “Teatro Gesuitico”, un
teatro sacro, quello della ‘ratio studiorum’, sorto appena qualche anno
prima, per partecipare al piano pedagogico-didattico della Compagnia di
Gesù (con Stefonio, Dubreuil, Balde, Sarbiewski e Andrea Pozzo) e il
“Teatro Elisabettiano”, un teatro laico, nato a Corte nel 1558 durante
il regno di Elisabetta I, una fusione di motivi della tradizione
popolare medievale con elementi colti rinascimentali (con Marlowe, Kyd,
Heywood e William Shakespeare).
Allora, come accadeva
nel Cinquecento, anche qui oggi, assisteremo ad un teatro
prevalentemente di parola, con interventi musicali e con la
partecipazione attiva del pubblico, disposto come attorno ad un’arena
circolare.
Buon Divertimento.
Alberto Macchi
CHI
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